Repressione e intimidazioni contro il movimento delle cooperative. Costruiamo la solidarietà di classe!

Quando i lavoratori si auto – organizzano e le lotte fuoriescono dall’ordinario rompendo il clima di concertazione creato dai confederali in maniera tale da ingabbiare I lavoratori e fargli perdere diritti e salario , ecco che intervengono gli altri difensori del capitalismo e dei profitti padronali Polizia, istituzioni, preti e mafiosi. Questo sta succedendo al movimento di lotta delle cooperative il quale ha dovuto affrontare in tutti questi anni diversi episodi di intimidazione che negli ultimi mesi sono aumentati con il progredire delle vertenze.

Pubblichiamo il comunicato del S.I. Cobas Non ci faremo intimidire!

A febbraio del 2012 ad un delegato del magazzino Ortofin di Caleppio di Settala hanno messo della benzina nell’auto bruciando i sedili e la tappezzeria.
Negli ultimi due mesi al coordinatore provinciale di Cremona hanno tagliato per due volte le quattro gomme dell’auto.
                                                                                                                                                      Sempre nello stesso magazzino dell’Ortofin di Liscate, alle ore 23,00 circa del 28-12-2012 hanno fatto saltare l’auto dell’altro delegato che lavora nella cooperativa. I carabinieri, chiamati, senza fare la minima indagine, hanno sostenuto che si era trattato di un’autocombustione interna, anche se l’auto non viaggia col combustibile a gas.

Una colossale boiata, rivelatasi tale all’indomani, quando sono stati ritrovati all’interno dell’auto dei candelotti confezionati con polvere da sparo e soprattutto sono stati visionati i filmati della sorveglianza dove si vede un individuo che si avvicina all’auto e accende la miccia dell’ordigno.

Chi abbia fatto tutto ciò per il momento non lo sappiamo, ma è noto a tutti che nel sistema delle cooperative ci sono ambienti malavitosi, mafiosi, che utilizzano tutti gli strumenti per intimorirci. Ma non sono i soli.
                                                                                                                                                              Qualche sindacalista invita la polizia a raddrizzarci coi manganelli la schiena.
Qualcuno, come nel volantino attaccato alla bacheca aziendale dell’Ortofin, ci accusa di essere interessati a difendere l’appalto al solo scopo di difendere i nostri interessi (??).
Qualche questore (come all’Ikea di Piacenza), impartisce l’ordine di manganellarci perché difendiamo il posto di lavoro di 12 lavoratori e la loro possibilità di organizzarsi in sindacato nell’azienda.                                                                                                                                   Qualcun altro ci processa perché quattro anni fa abbiamo iniziato uno sciopero alla Bennet di Origgio-VA (dove è presente il Consorzio CAL, che guarda caso è in stretto contatto con il consorzio CGS dell’Ikea), conclusosi positivamente per i lavoratori e dove accusano 20 persone di tutte le nefandezze possibili, per accreditare la tesi che si è di fronte ad un gruppo di facinorosi atti a sovvertire la legalità costituita dallo Stato.

Insomma, nella vecchia tradizione, i vari apparati illegali, le istituzioni, i partiti borghesi, i sindacati di regime, non fanno che il loro mestiere e cioè quello di cercare di mettere fuori gioco chi come noi cerca di difendere le condizioni di lavoro e di vita degli operai nei magazzini e nelle fabbriche e non si fanno intimidire dalle vili attenzioni delinquenziali e dalla repressione poliziesca.

Milano 1 gennaio 2012 – Sindacato Intercategoriale Cobas

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