Qualche giorno fa, un articolo del Corriere della sera riportava la notizia del rapporto dell’Onu secondo il quale per ripulire il Delta del Niger, dall’inquinamento ad opera delle multinazionali del petrolio, occorrono 25-30 anni e almeno un miliardo di dollari.
Il rapporto dell’Onu redatto i primi d’Agosto mette in evidenza ancora una volta la situazione disastrosa del Delta del Niger, tuttavia, per capire la vicenda di quel territorio e delle popolazioni che lo vivono è fondamentale conoscere come operano le compagnie petrolifere da oltre 50 anni in quella parte di Nigeria.
Immaginiamoci un territorio incontaminato fatto di foreste di Mangrovie, percorso da fiumi e abitato da popolazioni che vivono in villaggi la cui economia si basa su agricoltura e pesca, questo era il delta del Niger fino a quando nel 1956 circa vennero scoperti i giacimenti di petrolio.
Da allora tutto il territorio è stato colonizzato con l’appoggio dei vari governi Nigeriani, dalle multinazionali del petrolio (SHELL,ENI,ecc.) che hanno costruito pozzi estrattivi e avviato continue ricerche di nuovi giacimenti, con la conseguenza che oggi è sotto gli occhi di tutti.
Per capire le modalità di estrazione del petrolio riportiamo un passo del libro “DELTA IN RIVOLTA – suggerimenti da un’insurrezione asimmetrica – ”:
Il fragile ecosistema dell’estuario del fiume Niger è stato distrutto dall’attività estrattiva , un ’inquinamento criminale provocato da centinaia di perdite di greggio da pozzi e condutture completamente arrugginite e usurate ( e che corrono in superficie perché persino l’interramento
dei tubi degli oleodotti è considerato troppo dispendioso dalle compagnie petrolifere ) , dal gas, prodotto secondario dell’estrazione di petrolio , che viene lasciato bruciare a cielo aperto così da illuminare sinistramente la notte, mentre si liberano miasmi asfissianti.
Tutto ciò ha provocato lo sterminio delle specie ittiche della zona, la decimazione della fauna e l’inquinamento del suolo coltivabile, distruggendo il sistema produttivo alla base della sopravvivenza di questi popoli ,i quali non si vedono restituito il maltolto né sotto forma di risarcimenti , né sottoforma di vantaggi indiretti: nei villaggi del Delta non c’è luce elettrica, nonostante da qui parta energia per tutto il pianeta, le vie di comunicazione con il resto del paese sono quasi inesistenti, non ci sono sufficienti infrastrutture sociali come scuole o ospedali, la mancanza di acqua potabile causa una disastrosa di ffusione della gastroenterite. Ironia della sorte, o meglio dell’economia, proprio da uno dei serbatoi mondiali di greggio viene spesso a mancare la disponibilità di carburante ( nel Delta come nel resto della Nigeria e in molti altri paesi produttori).
L’ENI nel Delta del Niger.
Citiamo l’Eni perché è la compagnia Italiana presente in Nigeria, ma il modo di operare delle altre compagnie petrolifere nel delta del Niger è in sostanza identico.
La presenza dell’Eni in Nigeria risale al 1962; in tutti questi anni la compagnia italiana ha creato una vera e propria polizia parallela per fronteggiare le azioni di guerriglia compiute dalle popolazioni ridotte alle fame dallo sfruttamento delle risorse. Questa forza paramilitare ha partecipato anche alle operazioni di repressione affiancando l’esercito Nigeriano. L’Eni ha inoltre organizzato una task force incaricata di corrompere i governatori locali e di gestire i riscatti dei tecnici che venivano rapiti.
Non è un caso che l’Italia da anni fornisca armi all’esercito Nigeriano. Facendo affari d’oro l’Alenia, società del gruppo Finmeccanica, si occupa di fornitura, manutenzione, aggiornamento di mezzi e servizi aeronautici e logistici, assistenza e addestramento di tecnici e piloti.
Lo stato Italiano con le sue società di riferimento è responsabile dell’inquinamento dei territori del delta e della repressione che hanno causato centinaia di morti tra le popolazioni presenti.
Uno dei tanti episodi dei quali l’Eni è responsabile risale allo scoppio di un’oleodotto che ha provocato 269 vittime, come spesso accade una perdita causata dalla scarsa manutenzione degli impianti, su cui centinaia di persone si sono buttate per recuperare un po’ di petrolio per sfamarsi, ha causato l’esplosione.
La Vicenda del Delta del Niger come abbiamo scritto nel titolo rappresenta una storia di ordinario imperialismo, perché esso al di là di tutto quello che ci vogliono fare credere rappresenta per la borghesia il modo di colonizzare intere nazioni, distruggendole, devastandole e riducendo le popolazioni alla fame con lo scopo di mantenere alti i profitti.
Unico modo per opporsi a tutto questo rimane ancora una volta l’organizzazione autonoma del popolo, a dimostrarcelo sono le azioni di guerriglia contro gli eserciti delle multinazionali del petrolio e i sabotaggi degli oleodotti, azioni che hanno fatto diminuire notevolmente l’estrazione di greggio mettendo seriamente in difficoltà le aziende petrolifere, riuscendo a fare arrivare le notizie sulla situazione del Delta sui nostri media grazie al MEND , ovviamente, dipinti dai giornalisti nostrani come un gruppo di banditi.
Solidarizzare con il popolo nigeriano e con tutti i popoli oppressi dagli imperialismi è un dovere fondamentale per i lavoratori, perchè lo sfruttamento a cui sono soggetti quei popoli è lo stesso che ogni giorno con una faccia più benevola ritroviamo nei nostri posti di lavoro e nelle nostre città.
Per approfondimenti più dettaglaiti della situazione del Delta del Niger invitiamo a leggere il libro: DELTA IN RIVOLTA – Pirateria e guerriglia contro le multinazionali del petrolio in Nigeria – a cura del centro di documentazione Porfido
Una sassata contro i nostri privilegi, fondati proprio sui massacri e le sofferenze di chi , altrove, paga con sangue il nostro “Benessere” , ma non ha rinunciato a combattere. Mentre la guerra per l’oro nero infuria , infatti, il petrolio del Delta alimenta le nostre automobili , ci accompagna ognii giorno nell’indifferenza, il gas del Delta , attraverso i rigassificatori , accenderà i nostri fornelli e scalderà le nostre case ; il governo Italiano intanto continua a rifornire l’esercito Nigeriano contribuendo alla repressione degli insorti.
Quanto ancora potremo fingere di non essere coinvolti in questa guerra?