Pubblichiamo un’articolo dei compagni/e del Csa Vittoria sull’iniziativa pubblica che si è svolta Domenica 26 Giugno.
Un incontro pubblico al Centro Sociale Vittoria di Milano domenica scorsa ha portato alla luce il verminaio nel settore della logistica.
Un settore sempre più strategico per la produzione just in time ma che si regge su lavoratori precari, irregolari, supersfruttati, in gran parte immigrati e “dipendenti” da cooperative fittizie o legalissime, spesso controllate dalla mafia, ma che funzionano con gli stessi criteri. Una sorta di “democrazia criminale”.
Domenica 26 giugno si è tenuto al Csa Vittoria di Milano- l’ultimo in ordine di tempo di una lunga serie di incontri organizzati dal Coordinamento di sostegno alle lotte dei lavoratori delle cooperative, coordinamento che unisce sul terreno della lotta dal basso compagni e compagne di diverse realtà, più o meno presenti nel corso degli ultimi mesi di lotte, scioperi, assemblee e manifestazioni, tra cui l’ultimo primo maggio: dal sindacato SI Cobas al Csa Vittoria e Cpo La Fucina, dal Comitato Antirazzista di Milano al Collettivo Territoriale La Sciloria di Rho-Nerviano e Spazio Popolare La Forgia di Crema, e altre soggettività che hanno sostenuto e appoggiato i picchetti di lavoratori e lavoratrici.
Per l’incontro si è colta l’occasione della presentazione del libro “Democrazia criminale” di Giovanni Giovannelli, uno dei massimi esperti del settore cooperativo in Italia, nonché avvocato di lavoratori e lavoratrici delle cooperative in molte delle cause che hanno accompagnato parallelamente il lavoro politico e le lotte di questi anni. Il settore della logistica sul nostro territorio è paradigmatico della situazione odierna di finanziarizzazione del capitale e di gestione, di “governance”, dell’economia nell’ambito sia locale che globale.
Paradigmatico è lo sfruttamento di uomini e donne per la maggioranza migranti, costretti a sottostare al doppio ricatto del lavoro ma anche del permesso di soggiorno, paradigmatica è la struttura mafiosa del sistema cooperativo, in merito al quale non si può parlare di semplice “infiltrazione”. Mafia, camorra, ‘ndrangheta utilizzano le cooperative della logistica come mezzo per raccogliere denaro “pulito” da “sporcare” – rubato letteralmente ai lavoratori, pagati addirittura a Trezzano S/N tre euro l’ora, grazie ai numerosi appalti negli appalti attraverso i quali i soldi della committenza si perdono – oltre che ovviamente come “semplice” strumento di profitto.
Il nodo per capire l’importanza di questo settore è la movimentazione del denaro, non solo delle merci, utile facciata per mantenere il sistema ai limiti della legalità, e se ci si guadagna pure, tanto meglio: del resto in alcune aree il traino dell’economia si sta spostando dalla produzione e lavorazione alla movimentazione, perciò fa sempre comodo. In tutto questo però ci sono dei lavoratori e delle lavoratrici che hanno deciso di alzare la testa, non solo con vertenze sindacali per rivendicare diritti garantiti, ma anche con la lotta, per lanciare la palla sempre più lontano.
Le cooperative sono utilissime ai padroni – perchè siamo convinti che i padroni ci siano ancora, come la classe lavoratrice del resto, sebbene forse i primi siano difficili da identificare come nemico perchè persi in una catena di mille appalti – non prevedono la garanzia dell’art. 18, la precarietà è strutturale, il ricatto sicuramente si fa sentire e fa paura. Ma molti e molte hanno deciso prima di alzare la testa e lottare – come i primi della Leonardo e Java di Origgio in appalto alla Bennet con cui si è guadagnata una grande vittoria – e poi di continuare – passando per la Clo di Lacchiarella in appalto alla Billa – anche dopo i 17 licenziamenti dell’agosto scorso della Papavero di Cerro al Lambro, che è una cooperativa in appalto alla GLS che ancora oggi rifiuta di riassumere un lavoratore nonostante abbia vinto una causa per discriminazione, ma che è anche un posto di lavoro in cui le lotte hanno comunque portato all’estensione del contratto nazionale a tutti e tutte, che è diventato il simbolo del rifiuto dei lavoratori a sottostare ancora ad uno sfruttamento che rasenta la schiavitù.
Il coordinamento di sostegno alle lotte dei lavoratori delle cooperative, sta diventando un ambito in cui non importa più l’etnia, che inizialmente creava diffidenza tra gruppi di lavoratori di una stessa cooperativa, in cui non importa neanche in quale cooperativa lavori tra le 40 e più in cui lottano i compagni e le compagne che sosteniamo oggi, importa invece cercare di andare oltre la singola richiesta di migliorie contrattuali, oltre la vertenzialità, nell’ottica di una ricomposizione di classe che superi anche la questione cooperative.
Ricomposizione delle lotte dal basso come primo grande passo necessario a contrastare l’avanzata capitalistica di abbattimento dei diritti in una fase di crisi che è strutturale al sistema ma che come sempre viene fatta pagare ai lavoratori, perché solo uniti nella lotta si vince!