Le convulsioni della profonda crisi politica italiana riportano a… NAPOLITANO!
Alla fine, dopo il toto-presidente, dopo la giungla parlamentaristica degli “orticelli” e dei “veti incrociati”, che ha bruciato in una settimana Marini, Prodi e Rodotà…ecco spuntare dal cilindro ancora Giorgio Napolitano. Sì proprio lui: quello che ha preparato il piatto a Mario Monti, in un clima “dejà vù” di “unità nazionale contro la crisi” (ce lo siamo già scordato?); quello che ha sponsorizzato l’intervento italiano nella guerra di Libia; quello che, non sapendo quali pesci pigliare, e non avendo più i “poteri” di sciogliere subito le Camere (cosa che ora ha riacquisito) è ripiegato nel consulto dei “dieci saggi”: un “Comitato di Grand Commis” di Stato trasversale, che ha già approntato l’agenda per il nuovo governo.
D’altronde, già dal discorso di insediamento il “re Giorgio” ha disegnato il futuro che ci attende. Un discorso che ha riproposto in toto l’attuale dominio di classe. Dopo l’elogio nazionalistico alle F.F.A.A. impegnate nelle varie “missioni di pace” nel mondo, Napolitano ha elogiato il M5S per aver mantenuto “dentro il parlamento” il malcontento, auspicando che in fututo non ci debba mai essere contrapposizione tra piazza ed istituzioni. Queste parole ci consegnano un futuro di repressione del dissenso e dei movimenti reali; perchè, anche se ormai messa a tacere mass-mediaticamente, i borghesi ed i loro lacchè sanno benissimo che la Grecia non è lontana, e che le enormi contraddizioni del capitalismo sono foriere di lotte senza confine. In Italia qualche piccola scintilla già si intravede.
“Un governo subito, e che sia autorevole e duraturo!” Questo era il grido di dolore che si levava da tutte le Associazioni imprenditoriali: desiderose di far quattrini in santa pace, di ottenere i pagamenti arretrati dalle Pubbliche Amministrazioni, di rimettere mano alla flessibilità in “entrata” dei lavoratori, di snellire i costi della politica (un apparato enorme e poco produttivo per i padroni), di tagliare le Province, di tagliare i servizi “improduttivi, di ricontrattare a livello europeo la Spending Review, di tagliare le tasse sul “lavoro”.
Questo era anche il grido che proveniva dai cosiddetti “Mercati”, sempre vigili e pronti a penalizzare a colpi di spread e di declassamenti le “debolezze” politiche di questa o quella borghesia nazionale.
E questo era il grido pure dei cosiddetti “sindacati dei lavoratori”, nella fattispecie Cgil-Cisl-Uil; i quali si stanno così “preoccupando” per la sorte degli “esodati” (collocati in quella situazione grazie anche al trio Camusso-Bonanni-Angeletti), al punto di fare cortei funebri davanti a Montecitorio, chiedendo “meno tasse sul lavoro” pure loro, in cambio della totale prostituzione ai diktat del profitto…
Eccoli accontentati !!!
Ora ci sono le condizioni, con il rinnovo del mandato a Napolitano, di fare un nuovo “governissimo”, o “governo del presidente”, o “di scopo” o…di quello che si vuole. L’importante è che il “blocco” parlamentaristico non abbia impedito alla borghesia imperialista di riagganciarsi al carro europeo e di riprendere la marcia.
Se per far questo, è stato necessario introdurre dalla cantina una fattispecie di “presidenzialismo zoppo”, va bene lo stesso. Le Costituzioni borghesi -di qualsiasi specie esse siano- ad ogni latitudine, potrebbero essere popolarescamente così sintetizzate: “fatta la legge, scoperto l’inganno”! Di questa cosa noi marxisti rivoluzionari non abbiamo mai dubitato.
Tale tendenza al rafforzamento degli Esecutivi è infatti secondo noi pienamente in atto in gran parte del mondo. Il capitalismo, vuoi per reagire alla crisi, vuoi per inseguire i mercati, vuoi per reprimere le lotte che COMUNQUE in molti paesi i proletari conducono (vedi il Nord Africa), DEVE rafforzare l’Esecutivo ai danni del Legislativo. Soprattutto se, come da noi, il rapporto costo-produttività della politica (per la borghesia) è tra i più bassi del pianeta!!! Certo, ora siamo alla “balcanizzazione” del PD. Quel partito che solo pochi mesi fa, tronfio del successo di Bersani alle primarie, ambiva a “smacchiare il giaguaro” ed a governare l’Italia. Esso, nel breve volgere di qualche settimana, passa dalla “quasi vittoria”, al mancato feeling coi grillini, alla rinuncia dell’incarico governativo, alla auto-distruzione del fondatore dell’”Ulivo”, alla bagarre sfrenata delle correnti interne. Si parla di congresso anticipato e di scissione; con l’emergente “Tony Blair” di Palazzo Vecchio che strizza l’occhiolino alla destra ed enuclea su “La Repubblica” un “nuovo riformismo” (!!??).
Ora, con l’incarico ad Enrico Letta, si ritorna alla carica per un nuovo “governissimo”, che accellererà la resa dei conti in casa PD. Ma non è detto che dietro l’angolo non siano in agguato nuove convulsioni parlamentaristiche, che potrebbero rimettere in scena gli inossidabili “finanzieri” di tutte le stagioni…
Comunque sia, tutta questa pantomima istituzionale serve ancora una volta a dimostrare cosa siano le elezioni: “UNA TRAPPOLA E UN INGANNO PER I PROLETARI.” (Lenin)
Gli operai, i disoccupati, i precari, i giovani che hanno creduto nell’”eversione informatica e pacifica” del M5S non hanno dovuto aspettare tanto per subire una prima, precisa e frustrante smentita, culminata nella comica della “retromarcia su Roma”! In queste poche settimane di “opposizione grillina” invece del “tutti a casa” siamo al “tutti insieme come prima e più di prima”; siamo al pressappochismo, al dilettantismo, al tentativo goffo di convogliare in una “alternativa DENTRO il sistema capitalistico”, la rabbia di settori di piccola borghesia travolti dalla crisi e pure di settori di grande borghesia “euroscettica”. Finora non gli hanno dato sponda neppure su questo. Figuriamoci sul versante proletario! Il M5S non può esserne espressione, da nessun punto di vista, perché come abbiamo più volte detto, esso NE E’ ESTRANEO: socialmente (l’avversione di Grillo per i sindacati non è per la loro svendita degli interessi operai, ma da un punto di vista interclassista) e più ancora politicamente ( a tutti i compagni sono infatti noti i trascorsi rivoluzionari dell’ ex pidiessino …Stefano Rodotà !!!)
Ora prepariamoci a nuovi colpi che si abbatteranno sull’intera classe proletaria.
Una volta che si saranno in qualche modo riassemblati in una nuova ammucchiata tra i “nemici giurati” (il che dimostra che sono fatti della stessa pasta borghese), si darà attuazione al programma dei “saggi”, che si accanirà ancora contro gli sfruttati.
Blocco e tagli dei salari, licenziamenti, schiavitù nei luoghi di lavoro, peggioramento dei servizi, sfratti, pignoramenti per mancati pagamenti dei mutui, aumento delle tariffe, privatizzazioni selvagge, ambienti devastati dalla speculazione impunita, concorrenza tra lavoratori (occupati e non; italiani e immigrati), avventure e spese militari nella contesa mondiale imperialista.
A tutto questo c’è una sola possibile reazione. C’è una sola possibile politica: quella della lotta e dell’organizzazione indipendente di classe: nelle fabbriche, nei quartieri, nei magazzini delle logistiche, nelle vie e nelle piazze delle città devastate dal profitto e dalla sua logica distruttiva. Dai territori, e da svariate situazioni di lavoro, per adesso solo nella Logistica, emerge un bisogno forte di cambiamento radicale del presente. Oggi gli obbiettivi intermedi, riformisti e settoriali sono quantomai inadeguati.
Per questo, il nostro compito dev’essere: lotta su obbiettivi unificanti e generalizzati. Vogliamo tutti un salario per vivere. Vogliamo curarci e spostarci liberamente, usufruire degli spazi di vita, abitare e respirare decentemente, costruire una vita dignitosa e riprenderci il futuro. La soluzione finale è nell’abolizione dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo. E’ nel comunismo. Ma questa lotta comincia da subito. Comincia dalla lotta organizzata contro i padroni ed il loro Stato. Per il salario e la garanzia di salario, la riduzione dell’orario di lavoro, la difesa delle condizioni di lavoro e di vita, della libertà di organizzazione dei proletari.
COMUNISTI PER L’ORGANIZZAZIONE DI CLASSE GRUPPO COMUNISTA RIVOLUZIONARIO COLLETTIVO “LA SCILORIA”