Dopo la bella giornata di lotta del 1°Maggio a Pioltello pubblichiamo un post che abbiamo scritto per la rivista dei compagni/e di Lanterna Rossa di Genova, qui cerchiamo di dare un nostro punto di vista sulla situazione attuale della lotta nelle cooperative della logistica.
Quando, nel 2008, iniziammo la lotta nella logistica dei magazzini Bennet di Origgio, nessuno di noi si era ancora reso conto di aver scoperchiato una pentola bollente che sbuffava i suoi vapori carichi di lotta e di coraggio dei lavoratori immigrati. Si perché nella logistica, per chi non lo sa, il 99% dei finti “soci-lavoratori” è immigrato.Oggi, dopo quattro anni, la lotta si è estesa a più di cento cooperative, del milanese, del Lodigiano e del piacentino. Dopo Origgio, la lotta si propagò quasi subito a Turate, in provincia di Como, per passare a nord-est in quel di Liscate e settala, poi a Monza, a Lodi, a Corte maggiore, Brembio, Cerro al Lambro (dove ci furono i primi 15 licenziati), a Varedo, Agrate, fino ad arrivare nel 2011 all’ estate di Piacenza con la vittoria dei lavoratori e della loro lotta.
Oggi sono aperte varie vertenza come alla GLS di piacenza, alla Bartolini di Parma, e quella, che sta diventando la lotta simbolo della resistenza operaia della logistica e non solo, alla Esselunga di Pioltello con il colosso di Caprotti che ha licenziato 25 delegati e lavoratori da Ottobre 2011, che ancora resistono, dove il primo Maggio si è svolta una manifestazione a loro sostegno per la ricorrenza internazionazionalista.
Da quattro anni, quindi, nell’ambito della lotta di classe, si sta facendo largo in maniera dirompente il movimento di lotta dei lavoratori delle cooperative della logistica aprendo un varco e uno stimolo anche ai lavoratori Italiani impantanati nel controllo della triplice e delle loro illusioni sulla ripresa.
Capace di concretizzare spesso le rivendicazioni immediate che nascono dall’autorganizzazione dei lavoratori, il movimento rappresenta oggi a tutti gli effetti un’avanguardia di lotta per la classe lavoratrice in questo paese.
Questo movimento, come già detto, è composto da lavoratori, la maggior parte dei quali immigrati, ed è sostenuto, oltre che nelle lotte, nelle trattative ed a livello legale dal sindacato S.I. Cobas e da un coordinamento che ha collegato proletari italiani e realtà politiche e sociali autorganizzate.
Le lotte dei lavoratori della logistica sono lotte coraggiose per l’attuale fase di crisi del sistema, hanno aperto delle contraddizioni in alcuni settori borghesi che vogliono a tutti i costi fermarle, ma per il momento non ci riescono,anzi, queste lotte stanno dando degli insegnamenti a loro ed a tutti noi : l’unità tra i proletari italiani e immigrati, le pratiche di lotta determinate che mirano a colpire economicamente i padroni (blocchi, picchetti, scioperi improvvisi e presidi permanenti) , la solidarietà di classe che si esprime tra i lavoratori e che vede concretamente lavoratori di altre cooperative supportare chi entra in lotta e il valore dell’autorganizzazione di chi vuole restituire dignità alla propria vita.
Tutto questo non può che far paura, alle istituzioni, ai padroni, e a tutti gli attori della concertazione a perdere per i lavoratori.
Quindi, se da una parte i padroni reagiscono alla lotta con licenziamenti politici, aggressioni fisiche ai danni delle avanguardie di lotta, serrate e azioni di repressione poliziesca col supporto dello stato; dall’altra le segreterie dei sindacati confederali, da veri detrattori delle lotte, intervengono con dichiarazioni infami sui media locali, accordi capestro senza nessun mandato e azioni atte a dividere il fronte di lotta.
Un’ altro elemento da evidenziare è la presenza sistematica delle mafie a capo di cooperative che con il sistema degli appalti gestiscono la forza lavoro all’interno dei magazzini , eludendo il fisco per milioni di euro. Non solo, ma mafia, stato e padroni vanno a braccetto nel controllo della forza-lavoro e le cooperative oggi sono lo strumento migliore che hanno per aumentare profitti e creare illegalità diffusa.
Una coop. muore e nasce dalla sera alla mattina. Ma nessuno si preoccupa di indagare sul perché, e quando lo fanno viene fuori tutto il marcio dell’illegalità ed evasione. La polizia davanti ai cancelli cerca di impedire a chi protesta di farlo ma questo mette in evidenza, anche ai lavoratori immigrati, da che parte sta lo stato che colpisce l’ onesto e difende il ladro: dalla parte dei padroni e della mafia.
La lotta non si arresta, perché le contraddizioni economiche e sociali, acuite dalla crisi, sono tante e non si fermano ma vanno in fondo, fino all’ animo del lavoratore.
E’ di qualche giorno fa la notizia che anche ai magazzini DHL di Settala e Liscate sono iniziati nuovi blocchi e scioperi, mentre in altri poli logistici i lavoratori sono in agitazione.
La sfida che questo movimento, rappresentato da migliaia di lavoratori, si trova ad affrontare è ardua e allo stesso tempo d’avanguardia, si devono risolvere le vertenze aperte e preparane di nuove , ma in particolare si deve riuscire ad allargare il movimento a livello nazionale e soprattutto deve collegarsi ai proletari di altri settori lavorativi per riuscire a dare una prospettiva politica a tutta la classe. Quanto sta avvenendo in Veneto con le lotte della logistica e la solidarietà espressa dai lavoratori Lombardi-emiliani è un buon segnale che va nella direzione delineata di costruire un fronte comune per la difesa del salario e della dignità operaia calpestata.
Il corteo del primo Maggio a Pioltello come le assemblee dei lavoratori che ci sono state e ci saranno in tutta Italia rappresentano un primo passo fondamentale in questa direzione.