Mentre il governo e i mass-media spostano l’attenzione sull’imminente “ invasione” di migranti che scappano da fame e guerra prodotti dalla società capitalistica, la crisi economica mondiale che colpisce tutti, dai migranti ai lavoratori italiani, non sembra vedere la sua fine.
L’esperienza giornaliera di milioni di uomini e donne che hanno a che fare con licenziamenti, cassa integrazione, precarietà e disoccupazione viene resa evidente dai dati che continuamente arrivano dai bollettini della crisi: Disoccupazione ai massimi livelli con l’8,4 % a livello generale, che sale al 28,1 % tra i giovani dai 16 ai 25 anni, dal 2008 a oggi ci sono stati 650.000 licenziamenti.Stessa cosa per la cassa integrazione che ha visto nel mese di Marzo un aumento del 45,1 % rispetto a Febbraio.
I salari che nel corso degli ultimi 10 anni hanno perso qualcosa come 5.000 euro circa all’anno, a favore dei profitti delle imprese.
Tutto questo avviene in un contesto internazionale nel quale la ripresa economica rimane debole e dove sul fronte finanziario continuano le speculazioni.
Di fronte alla crisi che non sembra placarsi, le prime risposte sono arrivate dai sommovimenti del Nord Africa dove le rivolte contro i regimi nazionali sono state spinte dalle condizioni di povertà delle popolazioni di quei paesi, aggravate in maniera determinante dall’aumento dei prezzi dei generi alimentari.
I migranti che scappano dalle loro terre rischiando la vita, colpiti dall’ennesimo naufragio di un barcone che ha lasciato centinaia di cadaveri nel mediterraneo, non sono i nemici da combattere come ci vorrebbero far credere i governanti e i padroni che cercano di creare una guerra tra poveri, mentre continuano indisturbati i loro interessi scaricando la crisi sulle spalle dei lavoratori italiani e stranieri.
“il proletariato non ha nazione “ diceva un vecchio ma attuale slogan, o ragioniamo in questo senso o saremo condotti a livelli di povertà sempre più bassi in Italia, In Europa, nel Nord Africa e in tutto il mondo.