In Euskadi sono giorni di cambiamento. Forse è presto per esprimere un giudizio politico sul processo di riorganizzazione democratica intrapreso dalla Sinistra Abertzale che, rifiutando ufficialmente il conflitto armato, cerca di dare uno sbocco istituzionale all’istanza indipendentista e socialista del popolo basco.
Di sicuro questo processo può rendere ancora più evidente come la violenza sia perpetuata in primis dai governi di Spagna e Francia, condannati anche da Amnesty International per le violazioni di diritti umani e civili compiute in Euskadi.
Se da un lato la sinistra indipendentista unita (anche l’organizzazione armata ETA ha dichiarato la tregua permanente) ha avanzato una proposta pacifica, dall’altro la risposta di questi paesi “democratici” è stata di repressione massiccia, tanti sono stati infatti i/le compagni/e arrestati e denunciati solo per essere militanti di qualche organizzazione indipendentista.
A questo punto è sotto gli occhi di tutti che l’unica violenza che rimane è quella degli stati che da secoli tengono sotto il giogo politico ed economico Euskal Herria.
Anche in Italia abbiamo osservato però come la reltà riportata dai media sia sbilanciata a favore dei popoli oppressori, i quali non vengono mai attaccati per le loro ripetute violazioni dei diritti umani e civili e per il ricorso continuo a metodi fascisti di repressione (omicidi, rapimenti, torture, leggi speciali etc.) ma passano piuttosto per vittime di terroristi senza scrupoli.
In queste condizioni è difficile per il popolo basco diffondere a livello internazionale le legittime rivendicazioni per un futuro migliore.
Convinti del ruolo fondamentale della solidarietà internazionale nella risoluzione vincente della lotta di tutti i popoli oppressi dall’imperialismo, dal colonialismo e dal sionismo mandiamo come compagni e compagne del collettivo la Sciloria l’adesione alla manifestazione nazionale TANTI POPOLI UN’UNICA LOTTA del 26 febbraio.