I paesi del Maghreb in rivolta, che in quanto economie povere subiscono più direttamente gli effetti della crisi, sono la dimostrazione dell’incapacità del sistema capitalistico di generare benessere e progresso in modo equo. La lotta di questi popoli, anche se priva di un avanguardia politica, è un esempio forte agli occhi di tutti di come si risponde concretamente alle classi politiche dirigenti corrotte e di regime che scaricano sulle classi più deboli il peso della crisi.
La giornata del 28 è stata per noi tutto sommato positiva per la grande affluenza nelle piazze e nei cortei, ma diventa un’esperienza insufficiente se la CGIL non proclamerà lo sciopero generale e generalizzato richiesto a gran voce dai manifestanti di sabato. Tutte le vertenze sul territorio e nei luoghi di lavoro devono convergere su un fronte compatto. Le divergenze interne tra le varie fazioni che compongono l’opposizione sociale in questo paese devono essere superate perchè il proletariato deve rispondere compatto ai tentativi della classe dominante di smantellare le conquiste degli ultimi quarant’anni.
Dobbiamo essere in grado di superare i limiti che ha in questo momento il movimento dell’autorganizzazione politica e sindacale, dobbiamo essere in grado di trovare una sintesi che riesca a dare risposte credibili e concrete, per proporre un modello sociale, politico e culturale migliore di quello attuale.