Il 2010 si è chiuso con 1.049 morti sul lavoro, 1.049.896 infortuni, 26.247 invalidi, la guerra del lavoro continua imperterrita anche nel 2011. E’ da pochi giorni morto il quarto operaio della “famosa” esplosione di Paderno Dugnano, due settimane fa in un solo giorno sono morti 6 operai da Nord a sud dell’Italia. La guerra del lavoro colpisce anche il nostro territorio, il Nord- Ovest Milanese zona in cui sorgerà il futuro Expo 2015, qui settimana scorsa un Muratore è morto schiacciato da un muro in un cantiere edile di Lainate, tra l’altro era il suo primo giorno di lavoro…
Ogni giorno assistiamo a lavoratori/ici che muoiono sui posti di lavoro in nome del profitto, ovviamente a differenza dei militari che muoiono negli scenari di guerra in cui è impegnata l’Italia, nessun picchetto d’onore è riservato a chi muore sul lavoro per portare a casa un misero salario, nessuna solidarietà alle loro famiglie che vengono abbandonate dalle istituzioni che addirittura arrivano attraverso i giudici ( a proposito di toghe rosse) anche a negare loro risarcimenti – come sta accadendo per i morti da lavoro per aver respirato per anni sostanze tossiche- o spesso ad assolvere senza pudore i mandanti degli omicidi sul lavoro, i padroni.
“La produzione deve andare avanti, il profitto non si può fermare quindi meglio nascondere le morti, tanto di forza lavoro ce n’é in abbondanza per sostituire chi muore” questo è il messaggio che chi ha in mano le leve dell’economia vuole mandare e che giornalisti servili del potere traducono in pratica, concedendo poche righe a questi fatti, salvo poi dedicare intere pagine quando i morti sul lavoro diventano un fatto di cronaca sul quale lucrare ulteriormente. Questa è purtroppo la realtà odierna. Fermiamoli!
Tremonti spalleggiato da Sacconi qualche mese fa ha detto che: “ in Italia la sicurezza sul lavoro è un lusso”.
A Tremonti e a Sacconi, a tutto l’apparato politico, alla Confindustria e ai sindacati servi del potere economico rispondiamo con la rabbia che vediamo negli occhi di chi perde un proprio caro, con la rabbia che ogni giorno nelle fabbriche o nei magazzini ci permettono di opporci ai padroni che ci chiedono di aumentare i ritmi senza rispettare le basilari norme di sicurezza. Rispondiamo con la rabbia di chi è sotto ricatto perché con un contratto a tempo determinato deve accettare di essere portato allo sfinimento fisico e mentale responsabile di causare molto spesso gli incidenti mortali sul lavoro, rispondiamo con la rabbia di chi muore per lavoro dopo avere respirato a sua insaputa per anni sostanze tossiche e cancerogene, rispondiamo con la rabbia di chi ogni giorno lotta per difendere i diritti, la vita e per cambiare questa società basata sul profitto dell’uomo sull’uomo, rispondiamo con la rabbia dei veri eroi di questa società: la classe lavoratrice. Con questa rabbia un giorno, speriamo presto sappiamo che li ferneremo e soprattutto gliela faremo pagare.