Ritorniamo a parlare della rivolta Egiziana dopo l’imponente corteo di Martedì, lo sciopero generale a oltranza in corso in tutta la nazione con l’area intorno al canale di Suez, cuore dell’economia Egiziana, quasi completamente bloccata e i duri scontri tra la popolazione e le squadracce del regime.
Mentre Mubarak prova disperatamente a salvare il suo potere annunciando un cambiamento graduale e schierando militarmente i suoi uomini contro chi si sta rivoltando, a livello internazionale le reazioni sono molto confuse, gli stai uniti vorrebbero una via d’uscita pacifica nel tentativo di cambiare solo la facciata del regime in modo da assicurarsi gli ingenti interessi che ha nell’area , Israele chiede il sostegno incondizionato a Mubarak per paura che una svolta islamista metta in pericolo il ruolo dell’Egitto in funzione anti palestinese oltre che per continuare a garantirsi il rifornimento di materie prime, infine l’Europa timida non sa che posizione prendere e sta a guardare.
Non sappiamo al momento come andrà a finire ,chi prenderà il potere cosa succederà dopo Mubarak, da quello che possiamo vedere dall’esterno in tutto il panorama politico del paese le varie componenti politiche rappresentano gli interessi delle borghesie locali, esistono dei movimenti di base ma non sappiamo che ruolo possano avere, inoltre data l’importanza dell’Egitto a livello di risorse energetiche e di posizione geopolitica il futuro governo dopo Mubarak dovrà passare sotto la lente di Stati uniti ed Europa.
Premettendo che la rivolta egiziana sta per il momento mettendo in discussione tutti i meccanismi ben oliati del potere e che noi la salutiamo con piacere, dobbiamo anche dire che da quel che possiamo percepire manca un’organizzazione rappresentante degli interessi dei lavoratori e delle classi sociali più svantaggiate che possa sparigliare le carte in maniera determinante.
La nostra non vuole essere una critica alla rivolta Egiziana alla quale noi guardiamo dall’esterno senza avere gli elementi analitici di chi la vive in prima persona, tanto meno vogliamo fare gli analisti da tastiera, ma crediamo che per chi ogni giorno lotta contro questo modello sociale sia necessario partendo da questa situazione pratica aprire una riflessione sulla mancanza, non solo in Egitto, di un’organizzazione in grado di rappresentare gli interessi di classe e quindi di essere un punto di riferimento per essa.
Pubblichiamo sotto un’analisi per noi limpida e corretta di Emilio Quadrelli sulla mancanza di un riferimento di classe in Medioriente e alcune riflessioni sulla Tunisia di Fulvio Massarelli.
di Fulvio Massarelli
APUNTI DALLE LOTTE DI CLASSE IN TUNISIA
di Fulvio Massarelli
di Emilio Quadrelli