Come Collettivo La Sciloria e come Lanterna Rossa, in linea con l’ormai costante e quotidiana pratica di collaborazione e confronto che siamo stati in grado d’instaurare, abbiamo voluto in queste settimane lavorare nell’organizzazione di due assemblee pubbliche che, da Rho a Genova, iniziassero a confrontarsi con quelle lotte e quelle mobilitazioni che, sul terreno di classe, e a fronte di una passività che regna ancora incontrastata sulla maggioranza della classe lavoratrice, hanno dimostrato una capacità di rottura degli equilibri e rapporti di forza attuale, andando ad aggredire quelli che sono i principali nodi che la crisi capitalistica ci sta ponendo davanti. Due momenti di riflessione e organizzazione che a partire dall’esperienza della mobilitazione dell’Ilva di Taranto e della lotta dell’Ikea di Piacenza, provasse a percorrere i primi passi nel confronto collettivo tra compagni, studenti, lavoratori e disoccupati atto alla costruzione di un punto di vista di classe sull’attuale fase di sconto tra Capitale e Lavoro. Non possiamo che dare un giudizio positivo alle due iniziative. I diversi interventi via skype con i compagni di Taranto e quelli di Piacenza, la proiezione del materiale video, la discussione aperta e diretta sulle lezioni di queste esperienze di lotta – la rottura della logica della “difesa del posto di lavoro”, il rifiuto del meccanismo concertativo, la predisposizione di meccanismi di solidarietà di classe in grado di unificare e generalizzare le vertenze – oltre che utili al confronto sono altrettanti strumenti pratici di lavoro e tessitura dei rapporti con delle lotte che dovremo essere in grado di condividere e valorizzare.
Pubblichiamo di seguito due brevi report delle singole iniziative.
Resoconto da Rho
L’iniziativa pubblica del 13 Dicembre, che abbiamo organizzato sull’Ilva di Taranto, pensiamo che abbia raggiunto uno degli obiettivi che ci eravamo prefissati: capire, confrontarsi e analizzare una vertenza che, grazie al protagonismo operaio, ha rimescolato le carte nel panorama tarantino e non solo. La testimonianza piena di rabbia, lucidità di analisi e coscienza di classe che ci hanno portato i compagni del Comitato cittadini e lavoratori liberi e pensanti (collegati via Skype) ci ha mostrato ancora più nel dettaglio le dinamiche della mobilitazione.
Come ci hanno ricordato i compagni, questa lotta si è aperta all’interno di un teatrino che è andato avanti per anni e nel quale la famiglia Riva è riuscita a fare lauti profitti godendo della copertura a tutti i livelli da parte di sindacati, istituzioni e Chiesa; mentre la città di Taranto e i suoi lavoratori subivano inquinamento e morte, come conseguenza diretta della produzione.
Più volte è stato ribadito il ruolo dei sindacati confederali, Fiom compresa, i quali prendevano centinaia di migliaia di euro da parte di Riva in cambio della gestione del “conflitto” in fabbrica. Infatti, nonostante i molti incidenti e morti all’interno dell’Ilva, gli stessi sindacati non hanno mai proclamato un’ora di sciopero per la difesa della salute e della sicurezza sul lavoro, così come, da veri cani da guradia del padrone, non hanno esitato un secondo a indire scioperi e blocchi della città (ma non della produzione) quando la magistratura ha sequestrato gli impianti e arrestato i dirigenti Ilva. La lotta del Comitato cittadini e lavoratori liberi e pensanti è un’altro esempio di come solo quando gli operai non delegano la difesa dei propri interessi ad altri è possiblie fare sentire la propria voce e opporsi alla devastazione delle condizioni di vita e di lavoro.
Da Taranto a Piacenza oltre che lo slogan con cui abbamo lanciato l’iniziativa di dibattito deve e vuole essere la prospettiva da darsi per la ripresa di una lotta di classe generalizzata. Da Taranto a Piacenza passando per tutte le vertenze, nelle fabbriche e sul territorio, che rimangono isolate, disperse e destinate alla sconfitta se non trovano l’unità e il collegamento necessario per fare un salto in avanti verso un’opposizione generalizzata a questo sistema in crisi.
Resoconto da Genova
Con l’assemblea pubblica del 14 Dicembre, abbiamo voluto dare un momento di sbocco, in termini di riflessione e organizzazione, di un percorso che insieme ai compagni del Coordinamento di sostegno alle lotte abbiamo iniziato da parecchi mesi, attorno alla questione Ilva e al ciclo di lotta dei lavoratori di cooperativa nel lombardo e nell’emiliano.
Un’iniziativa che, dopo assidui volantinaggi nei quertieri e davanti ai posti di lavoro, dopo i vari presidi davanti al negozio Ikea di Genova Campi, dopo le iniziative di finanziamento della cassa di resistenza per la lotta all’Ikea cercasse di fare il punto della situazione, proponesse una riflessione collettiva sulle lezioni che la lotta operaia a Taranto e quella a Piacenza hanno posto sul tavolo, che iniziasse a fornire i primi rudimentali strumenti attraverso i quali stringere rapporti organizzativi con quei settori, quei compagni, quei lavoratori incrociati nel lavoro di propaganda e agitazione.
In questa prospettiva molta é la strada che dobbiamo ancora percorrere, tuttavia non possiamo che essere soddisfatti dell’esito dell’assemblea, sia come partecipazione, sia come si é andato articolando il dibattito e il confronto collettivo. Dopo una breve introduzione, tesa a inquadrare l’iniziativa e i suoi obiettivi, ci siamo collegati via Skype con un compagno del Si. Cobas di Piacenza che ci ha relazionato sulla vertenza che ormai da mesi si articola presso il deposito centrale Ikea e aggiornandoci sugli ultimi blocchi portati avanti dai lavoratori in lotta. In seguito, é stato proiettato un video sulla lotta all’Ilva di Taranto che ripercorre, a partire dal 26 Luglio, la nascita e la mobilitazione del Comitato cittadini e lavoratori liberi e pensanti. Contributi skype e materiale video che ci hanno permesso d’inquadrare al meglio dinamiche e lezioni di queste due esperienze arricchendo così di dati, spunti e visioni d’insieme il dibattito che ne é seguito. Molti gli interventi e le riflessioni fatte e che certo non possono essere riportati completamente in un breve comunicato. Molto del confronto si é, comunque, centrato sulla riflessione collettiva delle lezioni che queste due lotte portano: rifiuto e rottura del ricatto occupazionale, emancipazione della delega e del meccanismo concertativo, capacità di strutturazione di meccanismi di solidarietà di classe e rifiuto della difesa del posto di lavoro. Lezioni che, al di là dei propri aspetti specifici, vanno generalizzate perché in grado d’iniziare ad affrontare e aggredire nodi e questioni che non sono particolarità, che non sono problematiche ascrivibili a una sola città o a una sola azienda; ma sono gli effetti generali di una crisi capitalistica che morde, che attacca e sgretola le nostre condizioni di vita e di lavoro. La necessità, dunque, d’elaborazione di pratiche generalizzanti, parole d’ordine unificanti, strumenti materiali per il sostegno delle lotte (vedi Cassa di resistenza) é stato l’altro grosso nodo che l’assemblea ha cercato d’affrontare, proprio nella prospettiva di costruzione di un percorso di lotta e organizzazione su di un terreno di classe che anche a Genova riesca a muovere i primi passi.
Le iniziative organizzate crediamo siano importanti non solo per quello che hanno rappresentato e rappresentano nelle singole realtà in cui come collettivi politici interveniamo, ma anche perché costituiscono un primo risultato del lavoro comune e di coordinamento che ormai da mesi stiamo portando avanti congiuntamente. Un lavoro di collegamento e coordinamento che lontano dai dibattiti sterili e le stanche logiche da ‘intergruppi’ vuole trovare nell’omogeinizzazione lavoro quotidiano, nell’attività materiale la principale arena in cui confrontarsi polticamente, in cui dibattere posizioni che siano rappresentative di strati proletari che si muovono, si collegano e si coordinano in una genuina prospettiva di classe.
L’organizzare e concordare iniziative comuni su determinate tematiche vuole, dunque, avere il senso di costruire quelle pratiche quotidiane unificanti di lavoro che, a fronte di una crisi capitalistica che esprime sempre più estese e profonde contraddizioni, siano in grado di reggere il peso della sfida. Una sfida che ha come prima tappa quella di far vivere quelle parole d’ordine uscite dalle due iniziative (salario garantito – riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario – non un euro a falliti e bancarottieri, tutte le risorse agli ammortizzatori sociali -) dentro e fuori i posti di lavoro, dentro e fuori a quelle esperienze di lotta con cui sapremo interagire e a cui sapremo agganciarci.
Collettivo La Sciloria – www.lasciloria.noblogs.org Lanterna Rossa – www.lanternarossa.wordpress.com