Il contratto nazionale del settore chimico-farmaceutico ha sempre rappresentato, in questi ultimi 30 anni, un apripista(in termini negativi per i lavoratori) per tutti gli altri settori lavorativi in scadenza di contratto.
Questo rinnovo contrattuale, non solo non lo smentisce ma va oltre: la cogestione con le imprese che è il concetto alla base di questo accordo, in realtà per le imprese stesse è un concetto superato, ora quello che traspare in maniera evidente è come i sindacati confederali vadano incontro alle esigenze aziendali senza ricevere in cambio nessun beneficio, tantomeno economico, dietro la cortina fumogena della cogestione c’è solo un ipotetica volontà di salvaguardare i posti di lavoro, e soprattutto la volontà di rimanere interlocutore privilegiato dei padroni, di investire nei fondi pensione e sanità.
Quello che c’è di nuovo in queste 20 pagine, che andremo ad analizzare, è soprattutto una serie di legami fra imprese e sindacati,che hanno un’unica direzione aumentare la produttività delle aziende, e di conseguenza i loro profitti, mentre ai lavoratori ormai anche le briciole sono troppe, ad esempio: parlando di aumenti salariali la forbice oscilla dai 97 euro al livello più basso(f) ai 155 del livello più alto(a1) scaglionati in 4 anni fino all’ 1- ottobre 2015. La decorrenza delle quattro tranches salariali può essere posticipata, con accordo aziendale, per un massimo di sei mesi in caso di crisi.
E’ inutile dire che questi aumenti non coprono neanche l’aumento dell’inflazione reale, con la scusa della crisi le aziende chimiche e farmaceutiche tagliano ulteriormente la voce del costo del lavoro, per mantenere fatturati da favola sui valori degli anni precedenti,usando come scusa la concorrenza e la necessità di fare nuovi investimenti; inoltre parte dei fondi stanziati anziché andare al lavoratore, è stata inserita nel piano previdenziale e sanità. A far data dal 1-1-2014 le aziende incrementano dello 0,2% la loro aliquota al FONCHIM. Tanto l’ha già pagata il lavoratore con meno aumenti. Il “patto per la competitività e l’ occupazione” sottoscritto dalla triplice con federchimica nel giugno del 2011, aveva già fissato i paletti per discutere nel rinnovo del CCNL 2012.
Nel capitolo delle relazioni industriali viene istituita una commissione nazionale fra imprese e sindacati per individuare nuovi modelli di partecipazione in coerenza con gli accordi già in atto. In altre parole ciò significa che i concertativi verranno coinvolti, ed essi ne sono ben felici, all’ interno delle stanze di potere del capitale,(magari solo in corridoio) per eliminare e prevenire il conflitto.
Viene fissato a livello aziendale la deroga al contratto nazionale(norma Sacconi) per esigenze produttive o di congiuntura . Si pongono le basi per aumentare la contrattazione a livello aziendale a discapito della contrattazione nazionale, decentrare ciò vuol dire offrire garanzie economiche e normative generali minime e contrattare poi tutto il resto in funzione della produttività e delle esigenze dei padroni, e visto lo scarso potere contrattuale e la forza estremamente ridotta che i lavoratori italiani hanno messo in campo negli ultimi anni in prospettiva questo vorrà dire diminuzione ulteriore dei salari e peggioramento delle condizioni di lavoro.
Importante capire il “progetto ponte” che si fonda sulla possibilità di assumere un giovane in cambio del fatto che un lavoratore “ anziano” vicino alla pensione accetti il part-time. Il tutto dovrebbe avvenire con l’ intervento legislativo del governo per emanare una legge che salvaguardi la pensione del lavoratore part-time. Ovviamente il giovane entrerebbe con un salario minore come è avvenuto in altri settori aprendo le porte all’ abbassamento del salario per tutti in nome della competitività. Si scatenerà anche la lotta fra i lavoratori per far assumere i figli riducendo ulteriormente le possibilità di protestare, indebolendo il fronte unitario dei lavoratori.
Infine il capitolo del Welfare: Per la partecipazione dei lavoratori al fondo sanitario Faschim e a quello pensionistico Fonchim. Per permettere una maggiore adesione dei lavoratori al fondo sanitario si riduce a sei mesi il periodo di prova che consente l’ iscrizione a Faschim. Si prevede nel frattempo di destinare quote del premio di partecipazione da immettere in FASCHIM. Altrimenti detto i soldi non vanno ai lavoratori ma vanno a copertura del fondo sanitario del settore. Quindi mentre la triplice sciopera contro la spending a “difesa” della sanità pubblica, i suoi soci vanno in direzione contraria verso la sanità pagata dal lavoratore due volte: con le tasse e con meno salario in busta paga.
Questo che è passato per i chimici sarà riproposto peggiorato e corretto per le altre categorie, con ulteriori tocchi al ribasso sugli aumenti salariali.